Disturbi Specifici dell’apprendimento

Disturbo specifico di lettura (dislessia evolutiva):

“La caratteristica fondamentale del Disturbo della Lettura è data dal fatto che il livello di capacità che il soggetto ha raggiunto (precisione, velocità o comprensione della lettura misurate da test standardizzati) si situa sostanzialmente al di sotto di quanto ci si aspetterebbe data l’età cronologica del soggetto, la valutazione psicometria dell’intelligenza e un’istruzione adeguata all’età.

Il Disturbo della Lettura interferisce notevolmente con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura. Se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà nella lettura vanno al di là di quelle di solito associate con esso. Nei soggetti con Disturbo della Lettura (che viene anche definito dislessia), la lettura orale è caratterizzata da distorsioni, sostituzioni o omissioni; sia la lettura orale che quella a mente sono caratterizzate da lentezza ed errori di comprensione” (APA, 2000).
Si distinguono 2 tipi di dislessia:
evolutiva: di natura genetica emerge sin dalle prime fasi dell’apprendimento scolastico e tende a manifestarsi in modo diverso a seconda delle fasi dello sviluppo;
acquisita: solitamente presente in adulti che a seguito di lesioni cerebrali perdono, del tutto o in parte, la capacità di leggere correttamente.
Manifestazioni ed errori tipici che permettono di riconoscere il disturbo sono:
– difficoltà nel distinguere grafemi simili dal punto di vista grafico (es. “f-t”; “m-n”; “c-e”);
– difficoltà nel distinguere grafemi uguali ma con diverso orientamento (es. “d-q”; “p-b”; “a-e”; “u-n”; “b-d”);
– difficoltà nel distinguere grafemi corrispondenti a fonemi somiglianti da un punto di vista percettivo-uditivo (es. “t-d”; ”s-z”; “f-v”; “c-g”; “l-r”; “p-b”; “m-n”);
– omissione di parole e/o salti di riga;
– omissione di grafemi e sillabe: durante la lettura il bambino non legge consonanti, vocali o sillabe intere;
– inversione di sillabe: il bambino inverte la posizione di una sillaba  che compone la parola (es. artiloco invece di tavolo);
– aggiunte e ripetizioni di sillabe o grafemi della parola (es. campagnana);
– difficoltà nella lettura di parole poco comuni o a bassa frequenza d’uso;
– difficoltà di riconoscimento dei gruppi consonantici complessi  (“gn”; “gh”; “gl”; “sc”);
prevalenza della componente intuitiva: poiché il bambino non riesce a leggere correttamente usa maggiormente la componente intuitiva, ossia anticipa quella che potrebbe essere la parole scritta, compiendo errori.

N.B. Accanto al profilo di dislessia, una mole crescente di dati sembra supportare l’esistenza disturbo specifico della comprensione del testo scritto indipendente sia dai disturbi di comprensione da ascolto che dagli stessi disturbi di decodifica. Tuttavia, studi approfonditi devono ancora essere condotti prima di poter accertare l’effettiva sussistenza di un disturbo specifico della comprensione.

Disturbo specifico di scrittura (disortografia e disgrafia):

Disortografia
La disortografia consiste in una difficoltà nel realizzare il passaggio dal codice fonetico a quello grafemico. In altri termini, il bambino disortografico non è lo studente che non conosce le regole ma che nel tradurre in forma scritta il linguaggio parlato commette un numero eccessivo di errori, specialmente sotto dettatura, rispetto ai compagni della propria età/classe.
Gli errori più frequenti sono:
– confusione tra fonemi simili tra loro (es. “f-v”; “t-d”; “b-p”; “l-r”);
– confusione tra grafemi simili nella forma (es. “p-b”);
– omissioni di alcune parti della parola (doppie lettera, consonanti o vocali all’interno della parola);
– inversioni della posizione dei fonemi che la compongono (articolo-artiloco).

Disgrafia
La disgrafia è un disturbo a carico della componente grafica della scrittura: nello specifico, la qualità, intesa come leggibilità dei grafemi, e l’efficienza, intesa come velocità di scrittura, risultano compromesse. In altri termini, la calligrafia dei bambini disgrafici risulta difficilmente comprensibile. Inoltre può emergere una significativa lentezza nella scrittura riconducibile ad una scarsa coordinazione motoria.
Caratteristiche tipiche del disturbo sono:
– scrittura irregolare e difficilmente comprensibile;
– impugnatura scorretta e/o posizione del corpo inadeguata;
– utilizzo inadeguato dello spazio (es. non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura);
– pressione sul foglio inadeguata (spesso eccessiva);
– difficoltà nella riproduzione grafica di figure geometriche e nel disegno in generale;
– scarsa coordinazione oculo-motoria;
– scarsa  armonia del gesto (la mano non scorre adeguatamente sul foglio, velocità eccessiva, estrema lentezza, movimenti “a scatti”, frequenti interruzioni).

Disturbi specifici del calcolo (discalculia):

“La caratteristica principale del Disturbo del Calcolo e’ una capacità di calcolo (misurata con test standardizzati somministrati individualmente sul calcolo o sul ragionamento matematico) che si situa sostanzialmente al di sotto di quanto previsto in base all’età cronologica del soggetto, alla valutazione psicometrica dell’intelligenza, e a un’istruzione adeguata all’età. Il Disturbo del Calcolo interferisce in modo significativo con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di calcolo. Se e’ presente un deficit sensoriale, le difficoltà nelle capacità di calcolo vanno al di là di quelle di solito associate con esso: se sono presenti una condizione neurologica o un’altra condizione medica generale oppure un deficit sensoriale” (APA, 2000).
Come suggerito dall’ICD-10 (OMS, 1992) sono vari i sintomi presenti in bambini che hanno difficoltà nell’elaborazione del numero:
– incapacità di comprendere i concetti di base di particolari operazioni;
– mancanza di comprensione dei termini o dei segni matematici;
– mancato riconoscimento dei simboli numerici;
– difficoltà ad attuare le manipolazioni aritmetiche standard;
– difficoltà nel comprendere quali numeri sono pertinenti al problema aritmetico che si sta considerando;
– difficoltà ad allineare correttamente i numeri o a inserire decimali o simboli durante i calcoli
– scorretta organizzazione spaziale dei calcoli;
– incapacità ad apprendere in modo soddisfacente le “tabelline” della moltiplicazione.
Gli errori più frequenti che caratterizzano il disturbo sono:
– errori di conteggio ed enumerazione (es. 1,2, 4, 5, 7…);
– errori di “lessicazione” (incapacità di trascrivere numeri in cifre : “Ventiseimilanove” = 2609).
– il recupero di fatti aritmetici (es. tabelline);
– il mantenimento e nel recupero delle procedure;
– l’applicazione delle procedure;
– difficoltà visuospaziali.